Una vita integrale… in ecovillaggio si può!

E’ venerdì mattina. Mi alzo nel mio appartamento, faccio colazione con mia moglie, poi vado al lavoro. Pranzo con i colleghi, torno in ufficio, mi messaggio con gli amici per organizzare un’uscita al pub. Prima di tornare a casa devo ricordarmi di passare a fare la spesa, poi in palestra per lo yoga.  A cena racconto la mia giornata a mia moglie mentre consumiamo la cena, con in mano il cellulare per controllare il gruppo whatsapp del calcetto, dobbiamo organizzarci per il torneo. Arrivato al pub chiacchiero del più e del meno mentre intanto penso al mio week end: sabato mattina pulizie generali in casa o forse Ikea, il pomeriggio vado in casa di riposo a fare volontariato dai miei vecchietti, la sera teatro e la domenica? La domenica dai miei!

Nella vita innaturale che la nostra società propone, le dimensioni della vita sono spesso divise in compartimenti stagni, caratterizzati da relazioni separate: i colleghi di lavoro, gli amici di infanzia, il gruppo del calcetto, quelli della palestra, il coro della chiesa, i vicini di casa, i volontari dell’associazione…

Una divisione esteriore che si riflette in una divisione interiore. Dentro di me vivo compartimenti stagni, salto da uno all’altro, cambiando tono sociale, punto di vista, valori…senza neanche accorgermene.

Questa forte sensazione di divisione è stata uno dei campanelli di allarme che un giorno mi ha fatto attraversare la selva dei miei dubbi e imboccare la strada tortuosa dell’alternativa: “basta, vado a vivere in ecovillaggio!”.

Vivere in ecovillaggio vuole dire condivisione integrale e olistica della vita. E’ un’esperienza che abbraccia tutte le dimensioni del vivere: relazioni familiari, lavoro retribuito, amicizie, volontariato e impegno sociale, faccende domestiche e acquisti, svago, apprendimento, condivisione dei pasti, crescita personale e spirituale. E’ un’esperienza in cui queste dimensioni sono armonizzate, senza soluzione di continuità, nel flusso della vita.

E’ come praticare dei fori in quei compartimenti stagni e creare dei vasi comunicanti, in cui torni a scorrere l’energia.

E’ allora che posso divertirmi mentre lavo i piatti insieme ai miei amici, avere cura dei figli degli altri come fossero miei, percepire un lavoro come fosse una preghiera, amare i miei vicini di casa come fratelli, vivere la vita come una scuola.

Buona vita

Federico

3 commenti su “Una vita integrale… in ecovillaggio si può!”

  1. Amelia Rinaldi

    Molto interessante l’articolo e mi stimola a riflettere … Conosco ovviamente bene la dimensione di vita fuori dall’ecovillaggio. Anche la mia è densa di impegni (casa, famiglia, cura della propria persona), ma anche di stimoli piacevoli (corsi per il tempo libero, sport, eventi culturali, vacanze). E ancora mi manca il tempo per le buone letture, lo studio la progettazione, il riposo. Lo svago, che non sempre può essere quotidiano, viene incastrato tra un’incombenza ed un’altra e si trasforma così in un ulteriore momento di stress, per rincorrere qualcosa di ambito che dovrebbe ripagarmi di fatiche e di pesantezze quotidiane. Mi sono detta recentemente che la vita è questa e che bisogna cercare di recuperare quanto di positivo si è costruito e si costruisce giorno dopo giorno. In fondo faccio molte cose interessanti ed utili insieme o per la mia famiglia e gli amici. Non si tratta di cose importanti, ma la vita è anche fatta di piccoli gesti quotidiani che la costruiscono istante per istante (pulire, riordinare, cucinare, camminare, fare commissioni ecc..)che ci permettono di porre le basi per il nostro benessere e di aprirci in modo armonioso agli altri. Però cerco di mantenere una prospettiva più ampia riguardo al futuro sia mio che dell’umanità in generale ed è per questo che sono attirata dalla dimensione dell’ecovillaggio, come ambito in cui si coltiva uno stile di vita più rispettoso dell’ambiente e più attento a coltivare valori di benessere e dignità umana. Mi chiedo però se è proprio vero che sia la dimensione ideale in cui tutto gira in modo coerente ed armonioso. Non vi mancano il cinema, le mostre d’arte, il mare, le passeggiate nel verde? Non vi pesa la fatica fisica dell’autoproduzione di molte cose (es. orto, lavori edili e artigianali non sempre del tutto creativi ma semplicemente finalizzati alla funzionalità). Mi chiedo inoltre se non si corra il rischio di penalizzare la propria dimensione privata per dare spazio alle esigenze di una collettività che ha mille bisogni (cura di bambini, preparazione pasti, lavori domestici, agricoli, edili, ecc..). A volte penso che l’ecovillaggio non è un posto per pensionati, perchè non si finisce mai di vivere la dimensione dell’impegno, della fatica fisica e un po’ anche del sacrificio e delle rinunce. Rifletto però sul fatto che la mia vita privata non è scevra da tutto ciò (impegni, lavoro fisico, sacrifici e rinunce), ma ho l’impressione di poterla dirigere in modo più indipendente in modo da potermi preservare senza dovermi giustificare con nessuno (es:posso dormire quanto mi pare, non ho alcun turno da rispettare, non mi sottopongo ad attività che reputo poco adatte a me). Temo che in una dimensione collettiva i propri bisogni vengano un po’ penalizzati e che non sempre si possa scegliere cosa fare e fin dove arrivare, non tanto perchè ci sia qualcuno che impone dall’alto, ma forse perchè semplicemente ci si lascia coinvolgere da una dimensione che va oltre sè stessi. Il senso di appartenenza che giustamente si viene a creare in chi abita in ecovillaggio rischia inoltre di chiudere le prospettive di relazioni e confronto con il mondo esterno. Si diventa a volte troppo autoreferenziali e piuttosto chiusi nella proprie credenze e verità. Forse sto dicendo delle cose un po’ scontate, perchè i pro ed i contro esistono indubbiamente in qualsiasi scelta e si tratta di esserne consapevoli per evitare di commettere errori. Quello che resta forse sono i conti in sospeso con la mia paura di mettere in gioco le certezze costruite in oltre 60 anni di vita (casa, pensione, liquidazione – non mi sembra poca cosa) e rivoluzionare in un certo senso tutta la propria vita ricominciando quasi da 0 (allontanamento dei propri punti di riferimento affettivo, delle relazioni amicali, rinuncia agli stimoli e alle risorse culturali dell’ambiente di provenienza, revisione dei propri modi di concepire tempi e spazi sia individuali che collettivi, ecc.). Si tratterebbe di assumere nuovi punti di vista e responsabilità nei confronti dell’ambiente della collettività e di se stessi. Oltre ad essere fortemente motivati, bisognerebbe accettare una certa dose di rischio e farsi contaminare un po’ dall’entusiasmo e dalla determinazione di promuovere dei cambiamenti sostanziali nella propria vita, introducendo delle interessanti ed importanti innovazioni e lasciando da parte i propri piccoli privilegi e certezze. Onestamente in questo momento sento di più la fatica di concepire tutto ciò e temo che col passare del tempo e l’avanzare dell’età la fatica diventi sempre maggiore ….
    Mi piacerebbe che non fosse così e che prevalesse il piacere del rinnovamento che la vita dell’ecovillaggio dovrebbe promuovere sia a livello individuale che collettivo. La possibilità di un avvicinamento graduale che mi sembra voi proponiate, sia un’opportunità interessante, un tentativo che nonostante tutto potrei prendere in seria considerazione. Non so come e quando, ma spero che ci sia la possibilità di un confronto/riscontro in proposito. Vogliatemi bene nonostante le mie ambivalenze e le mie incertezze. Vi abbraccio
    Amelia

  2. Ringrazio Amelia per la sua condivisione sincera, e Federico per la sua risposta semplice e ispiratrice. Va all’essenza della questione. La nostra libertà e responsabilità nella scelta. Riporto una perla dall’ultimo incontro delle RIVE: “tra il dire e il fare… ci siamo noi”, e questo vale anche per l’ambito comunitario. Tra il nostro ecovillaggio ideale e la realtà, ci siamo noi, con le nostre scelte e il nostro impegno appassionato. Grazie Lumen per la vostra continua testimonianza.

    1. Grazie Andrea! E’ gratificante camminare in salita, guardarsi intorno e vedere che non siamo soli su questa strada.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti alla newsletter!

Carrello